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sabato 6 febbraio 2010

Intersezioni e bivi

MAR DEL PLATA II tango è non soltanto una danza tipicamente argentina, esportata in tutto il mondo e famosissima quarant'anni fa, ma qui è diventato un modo di vivere e di capire, con adepti che vi si sono non soltanto dedicati ma appassionati al punto da passare tutte le loro serate in tipici locali dove il tango è l'unica musica eseguita, da diecine di orchestre che si succedono l'una all'altra senza interruzione. C'è il tango dei contadini, quello della pampa sconfinata, quello della città — più raffinato e ricercato -e quello addirittura sinfonico. Le orchestre (sei-sette elementi) sono in funzione di un cantante, che di regola ne è il titolare, e pur nel denominatore comune le differenze tra l'una e l'altra sono rilevanti, talvolta magari solo per semplici sfumature che soltanto gli intenditori sanno afferrare. Diciamo che il pubblico delle serate di tango è da paragonare a quello dei loggioni del Regio di Parma o della Scala, per intenderci. Gente che va ad ascoltare tango soltanto per « quel » cantante, « quella » orchestra e « quel » passaggio.
Noi siamo capitati, ad ascoltare tango, un poco per caso, invitativi da amici che a Mar del Piata ci avevano accompagnati un poco dappertutto, prima di andare a Balcarce a vedere quel che Fangio ed i suoi amici stanno preparando. E di tutte le orchestre di tango che abbiamo ascoltate, da sprovveduti in materia quali siamo, eravamo rimasti impressionati per le esecuzioni di un giovanotto capelluto, dalla faccia quadrata, che nel canto e nella musica aveva qualcosa di nettamente differente dagli altri. Esecuzioni ed orchestrazioni veramente da concerto, con musica che anziché la danza paesana ci ha ricordato Liszt. Davvero molto bello, da nobilitare il tango e portarlo alla composizione sinfonica.
Il giovanotto, naturalmente serissimo e con l'espressione ispirata e compresa che hanno tutti quelli del tango, appena saputo che nella sala c'erano persone del mondo dell'automobile ha voluto salutarci, ricordando ai compatrioti una sua recente avventura e promettendo... che ricomincerà appena potrà.
Si chiama Osvaldo Piro, noi non lo conosciamo ma in Argentina tutti sanno chi è, tutti quelli che sanno di tango e tutti quelli che sanno di automobilismo sportivo. Quindi proprio tutti, poiché gli argentini pare abbiano soltanto queste due grandi passioni, con il calcio in sott'ordine nonostante sia di popolarità grandissima.
L'avventura di Osvaldo Piro gli si chiama Gran Premio de Carretera, la grande prova stradale che ha portato l'anno scorso fino in Patagonia e che continua la tradizione delle grandi prove stradali argentine. Avventura che Osvaldo Piro ha corso con una Fiat 1500, abbandonando per un poco il tango per soddisfare la sua vera personale passione, cioè correre in automobile.
Come ce l'ha ricordata, la sua avventura non è stata brillantissima, poiché si è risolta con una memorabile « pigna », espressione locale che serve ad indicare il « mucchio » di rottami cui si riduce una automobile dopo una uscita di strada violenta.
« Comunque è stata colpa mia, non della macchina o della corsa. Ho voluto fare qualcosa di speciale... e non ci sono riuscito. Non è così facile come nel vocalizzo o nella orchestrazione, dove almeno se ti va male una volta, puoi correggerti e provare e riprovare. Mi è servito a capire che correre in automobile è molto difficile, e per questo voglio riprovarci ». Questo quanto Piro ci ha poi detto.
« Forse — ha proseguito -nelle corse il ritmo del tango non funziona. Su certe strade va meglio la samba, se non addirittura lo shake ». Certo che lui di shake ne ha provato, se giudichiamo dallo stato della sua macchina dopo la « pigna ».
Comunque il nostro Osvaldo Piro è un cantante che a correre ci ha provato davvero, mentre il nostro Little Tony per ora se n'è fatto soltanto un buon argomento pubblicitario. Vedremo se in futuro « l'arrangiamento » della partizione gli andrà meglio.
(Autosprint n° 8, 1970)