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domenica 17 marzo 2013

Divagazione

Questa divagazione da domenica-mattina-con-gran-premio-ma-senza-Sky prende spunto dalla polemica Ickx-Frère apparsa a puntate negli Autosprint Mese del '73, ed in particolare dalla requisitoria finale del giornalista belga; all'inizio dell'articolo Frère fa riferimento al fatto che il padre di Jacky Ickx, Jacques, giornalista, ebbe le sue esperienze agonistiche vincendo come copilota di John Claes la Liegi-Roma-Liegi del 1951. Questa gara, altrimenti detta Marathon de la Route, dopo varie conformazioni quali Liegi-Sofia-Liegi, Spa-Sofia-Liegi, venne infine disputata sul circuito del Nürburgring (Nordschleife) a partire dal 1965 sulla distanza di 82 ore, e, dall'anno successivo sfruttando sia la Nordschleife che la Südschleife, sulla distanza delle 84 ore. Fino ad approdare nel '71, esclusivamente sulla Nordschleife, alla distanza delle 96 ore...Avevo premesso che si trattava di una divagazione, ed infatti l'argomento non è la Marathone de la Route, ma quel Claes vincitore (con Ickx padre) dell'edizione del '51.
 Leggendo l'articolo di Frère mi sono accorto di essermi imbattuto per la seconda volta in pochi giorni, in John Claes. La prima è stata quando me lo sono ritrovato iscritto con la Talbot n°2 al Gran Premio a Berna nel '51. Mi sono allora ricordato che, molto tempo fa, ebbi a che fare con questo John (o Johnny) Claes quando mi venne in mente di realizzare un post sui piloti-jazzisti; astrusa combinazione, devo ammetterlo. E infatti la ricerca non si rivelò molto fruttuosa. Potei contare su uno scarso numero di personaggi che potessero gettare un ponte fra questi due mondi così distanti.
--.--
 I genitori di Claes si trasferiscono in Inghilterra allo scoppiare della prima guerra mondiale, e a Londra nasce Johnny, che da ragazzo studia la tromba e finìsce per metter su una propria band. Negli anni trenta si trasferisce in Olanda, poi in Belgio, poi ritorna in Inghilterra. E si ritrova nel 1947 al Gran Premio di Francia a fare da interprete, essendo lui bilingue, ai piloti anglosassoni... L'esperienza lo appassiona, in più è di famiglia ricca, e quindi debutta l'anno dopo in gara con la Talbot-Lago regalatagli dal padre. Dal '50 al '55 compare nelle classifiche dei Gran Premi di Formula 1, correndo per i colori dell'Ecurie Belge; ottiene due settimi posti a Monaco nel '50, a Spa nel '51, sempre con la Talbot; e negli anni successivi guida Gordini, HMW, Maserati, Connaught e Ferrari. Ma già nel '54 comincia ad avere pesanti problemi di salute che limitano la sua attività agonistica, finchè muore di tubercolosi, nel '56. Una fine forse più confacente, nell'immaginario collettivo, alla figura romantica del musicista di jazz che non a quella del pilota.
 Ma torniamo agli anni '30, in Olanda, quando Claes e la sua jazzband hanno modo di suonare con musicisti americani di passaggio, il più noto dei quali è il grande Coleman Hawkins. Questo, non lo nascondo, è l'aggancio che mi serve per saltare dall'altra parte dell'oceano...
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 Coleman Hawkins, nell'arco della sua stupefacente carriera, ha attraversato con il suo sax tenore varie epoche del jazz, non rimanendo però legato all'estetica dello swing, sua collocazione naturale essendo nato ai primi del novecento, ma ricercando collaborazioni, dagli anni quaranta in poi, con gli alfieri del be-bop; ma ciò che mi interessa, dato che anche le divagazioni hanno bisogno di un minimo di filo logico, è una registrazione di Hawkins per la RCA del 1946, nella quale suona con il giovane...Allen Eager, anch'egli sassofonista, il quale quindici anni dopo vincerà la categoria Gran Turismo alla 12 ore di Sebring, in coppia con la giornalista-pilota Denise McCluggage. Vettura: una Ferrari 250GT.
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 Allen Eager: uomo dai molti talenti e dalla personalità enigmatica, ma una frase tratta da un ricordo di Bill Crow può forse sintetizzare la sua esistenza: "sfortunatamente la sua capacità di imparare in fretta faceva il pari con la sua tendenza a perdere l'interesse nelle cose molto velocemente". Si allontana dal jazz dopo la scomparsa di Charlie Parker e per combattere insorgenti problemi di tossicodipendenza. Oltre che alle gare automobilistiche, si dedica allo sci, ad esperienze psichedeliche di LSD con Timothy Leary... fino ad un ritorno sulle scene musicali negli anni settanta e una tournè con Dizzy Gillespie nell'82.
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 Non meno poliedrico è il carattere di Denise McCluggage, la partner di Eager a Sebring.
Giornalista, attivista per l'uguaglianza dei diritti delle donne, fotografa, autrice che, fra le altre cose, scrive di sci fondendo la psicologia dello sport con il buddismo zen, ottenne la vittoria di classe al Rally di Montecarlo del '64. Ci sarebbe molto da approfondire su questo personaggio.

Ma direi che, visto che eravamo partiti da una coppia belga pilota-jazzman/giornalista e siamo arrivati ad una analoga coppia nordamericana, possiamo considerare di aver in qualche modo chiuso il cerchio.

  


mercoledì 13 marzo 2013

Piccolo sfogo

Apprendo oggi che "L'organizzatore del 17. Rally dei Castelli Romani, in programma per il 16 e 17 marzo prossimi comunica con rammarico di aver deciso di rimandare l’evento a data da destinarsi." La crisi, pochi iscritti. Aspettavo il "mio" inizio della stagione motoristica e la notizia mi deprime molto di più del fatto che dovrò vedere il GP in tv sapendo già il risultato. Vedo sempre più un abdicare dello sport automobilistico nei riguardi dell'automobilismo-con-lo-spettacolo-a-tutti-i-costi. Stop, fine dello sfogo.

mercoledì 6 marzo 2013

La risposta...

E siamo ormai a maggio, quando Autosprint Mese ospita l'arringa finale di Paul Frère.
  Argomento sul quale si potrebbe discutere all'infinito, la dicotomia fra circuiti e corse su strada. Sarebbe bello sapere cosa ne pensa Ickx, ai giorni nostri, e cosa ne avrebbe pensato Frère, riguardo alle incursioni rallystiche (e alle relative prestazioni) di Raikkonen e Kubica di questi ultimi anni.

lunedì 4 marzo 2013

Seconda parte, non in programma

Insomma, ero qui che sistemavo gli Autosprint del '73 in vista delle prossime scansioni, e in cosa mi imbatto?
L'annuncio di una bella polemica fra i protagonisti del post di ieri, eccola là, già pronta e inaspettata. Voi che avreste fatto?  Io sono andato a cercare l'articolo in questione.


domenica 3 marzo 2013

Belgi di volante e di penna

Scansionando scansionando, qualche tempo fa mi sono imbattuto in uno dei primi articoli (1973) che Jacky Ickx scriveva quindicinalmente per Autosprint, nella fattispecie quello dedicato alla nascita della figlia Larissa e, in parallelo, alla presentazione della 312 B3 (non la Ferrari spazzaneve dell'anno prima, ma la monoscocca realizzata in Inghilterra). Il pensiero va istintivamente all'altra figlia Vanina, ottima pilota GT e Sport, e mi chiedo se anche questa primogenita Larissa abbia avuto esperienze corsaiole. No, mi risponde il web, risulta essere invece una pittrice.
 Ad ogni modo, è probabile che questa deriva artistica della progenie Ickx abbia dato al padre molta più soddisfazione rispetto ai risultati ottenuti dalla B3, in verità un progetto non poco disastroso.
 Al di là di queste meditazioni, quando leggevo "in diretta" gli articoli del pilota belga quarant'anni fa, mi capitava di riflettere sul fatto che ben pochi campioni di altri sport, all'epoca, e mi riferivo per esempio allo sci ed al calcio, sarebbero stati in grado di scrivere qualcosa di intelligibile; figuriamoci scrivere in maniera piacevole ed esprimendo spesso una visione filosofica piuttosto originale sullo sport praticato, come spesso Ickx ha fatto.
 Direi che certe sue considerazioni, ad una quarantina d'anni di distanza, sarebbero ancora valide, nonostante questo sport sia invece cambiato, per certi versi, in mariera radicale.


 Ma sono esistiti altri personaggi che si sono distinti sia al volante di auto da competizione che sui tasti della macchina per scrivere.
 Il primo che mi viene in mente è Paul Frère, e qui l'associazione mentale è dovuta al fatto di condividere con Ickx la nazionalità, pur essendo Frère nato in Francia.
 Su questo blog sono stati pubblicati diversi suoi articoli, tratti da dei Quattroruote degli anni sessanta.
Per chi se lo fosse perso, questo è il PDF nel quale il pilota-giornalista trova la massima sintesi fra le sue attività, raccontando la 24 ore di Le Mans, da lui stesso vinta in coppia con Olivier Gendebien...

C'è un altro aspetto che lega i due piloti (ma questa volta l'analogia è veramente tirata per i capelli, lo ammetto).
Mentre Jacky Ickx è spesso apparso nelle pagine di Michel Vaillant, "recitando" attraverso la matita di Jean Graton, Paul Frère ha avuto una vera esperienza attoriale, anche se si tratta di una brevissima apparizione in un  film del 1967 - Le Départ - girato in Belgio dal regista polacco Jerzy Skolimovski. Una commedia rappresentativa della Nouvelle Vague, alla quale, per il mercato italiano, come spesso accadeva, venne appioppato un titolo fuorviante: Il Vergine.


In effetti la partecipazione di Paul Frère va un po' oltre questo frammento. L'intero film è visionabile su Youtube, in lingua originale e sottotitoli in inglese.