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Tanto è stato l'apporto, prima di Jim Clark e poi di Jackie Stewart, alla gloria del Regno Unito nelle classifiche del Mondiale F.1, conquistando, fino a tutto il 1973, cinque dei nove campionati assegnati a piloti britannici. Si sono dovuti aspettare più di vent'anni per vedere la prima delle tredici vittorie di David Coulthard, lo scozzese che si è avvicinato di più a vincere un titolo Conduttori; una lunga carriera che ha avuto il suo apice col secondo posto nel Mondiale del 2001, il che, in piena era-Schumi, non è poco.
Per arrivare ai giorni nostri, Paul di Resta poteva essere l'uomo della riscossa, ma è tornato nel DTM per cause di forza maggiore. Altri nomi? Allan McNish ha dato miglior prova di sè in altre categorie.
Andando indietro agli anni ottanta, Johnny Dumfries (meglio detto John Colum Crichton-Stuart, 7º marchese di Bute) ha preso 3 punti nel 1986, ma, come McNish, si è distinto nelle gare di durata.
Negli anni settanta c'è stato Jim Crawford (2 GP disputati nel '75) e dedicatosi in seguito alla Indycar Series.
(Auto Italiana #27/1963) |
Il pilota più presente è stato Ron Flockhart, 14 GP negli anni da 1954 al 1960 (un terzo posto ad un G.P. d'Italia), dopo si è dedicato a battere record di volo, ma uno di questi gli è stato fatale. Poi vale la pena di citare David Murray, non tanto per i 4 GP disputati fra il '50 ed il '52, quanto per aver fondato l'importante Ecurie Ecosse, dopo aver corso per la Scuderia Ambrosiana.
Per completare il panorama, sporadiche apparizioni concentrate in partecipazioni al G.P. di Gran Bretagna da parte di personaggi che forse non hanno fatto la storia dell'automobilismo: Ian Stewart e Jimmy Stewart (entrambi per la Ecurie Ecosse) si sono visti al G.P. inglese del 1953, Leslie Thorne (anche lui Ecurie Ecosse) in quello del '54 e Archie Scott Brown nel '56.